Questi giorni di festa sono
segnati da una notizia che tocca un po’ tutte le città italiane: lo smog ha
raggiunto livelli troppo alti, i dati parlano di valori mai raggiunti prima, la
capolista è Milano.
La soluzione all’aria
irrespirabile, a quella nebbia che nebbia non è? Il blocco delle auto per 3
giorni almeno nel capoluogo lombardo, e anche in altre città più colpite. Ma
siamo sicuri che fermare le auto per 3 giorni, sotto le feste quando la maggior
parte delle persone è in ferie e le altre sono in vacanza, solo dalle 10.00
alle 16.00 sia la soluzione ai nostri problemi?
I campionamenti dell’aria dopo i
primi due giorni di blocco parlano chiaro, i valori di polveri sottili nell’aria
non sono diminuiti come speravamo. Forse si può fare di più, o forse si è fatto
in questi mesi troppo poco per prevenire questo problema.
L’inquinamento c’è ogni giorno,
ce ne accorgiamo dai capelli sporchi, la patina sui davanzali e sui monumenti,
dalle bronchiti e dalle malattie respiratorie troppo frequenti eppure si deve
aspettare l’innalzamento record dei valori per intervenire blandamente.
C’è chi da la colpa ai
riscaldamenti domestici, chi alle auto vecchie più inquinanti, chi alle particolari
condizioni atmosferiche, fatto sta che l’aria soprattutto a Milano è
irrespirabile (sempre).
Nella classifica delle città
italiane con miglior qualità della vita Milano si è aggiudicata il secondo
posto, merito anche i servizi e la rete di trasporto pubblico, invidiabile
rispetto ad altri capoluoghi. Eppure quando si parla di bloccare le auto
sorgono problemi per i pendolari, per chi deve andare al lavoro. Abbiamo il
primato dello sharing, condividiamo bici, auto elettriche, insomma i mezzi per
spostarci senza inquinare troppo ci sono. Forse non c’è la volontà? Serve un
piano più articolato, un cambiamento di stile di vita, regole più ferree e
iniziative più coinvolgenti.
Citiamo le parole di Federico del
Prete pubblicate su www.cyclopride.it “Gli investimenti contenuti nel Collegato
Ambientale alla legge di stabilità 2016 chiariscono come l’uso quotidiano, non
solo ricreativo della bicicletta sia un asset finanziario per l’Italia, non
solo una questione di immagine, che è pure essenziale. Se continuiamo a pagare
le sanzioni europee per aver superato i limiti di inquinanti e PM 10 vuol dire
che non stiamo onorando gli sforzi economici – condivisibili o meno che siano –
del nostro governo, quindi anche i nostri, quelli che partono dalle nostre tasche”.
Non ci resta che rimboccarci le
maniche e impegnarci seriamente, tutti per avere un'aria migliore e una vita
più sana. E voi cosa ne pensate?